Comune di Castellana Grotte
Indirizzo: Via Guglielmo Marconi, 9, 70013 Castellana Grotte BA
Telefono: 080.4900238
Sito web: www.comune.castellanagrotte.ba.it
Email: turismo@comune.castellanagrotte.ba.it
Altitudine: 300 m slm
Abitanti: castellanesi, 19.435.
Sindaco: Domi CILIBERTI
Castellana Grotte
Porta d’ingresso della Valle d’Itria e Capitale delle Grotte
Castellana Grotte, situata sull’altopiano calcareo della Murgia dei Trulli, nel sud est barese, è porta d’ingresso della Valle d’Itria, uno dei lembi di terra più suggestivi della regione Puglia.
La Città è ben nota per le sue straordinarie Grotte, un meraviglioso mondo sotterraneo tra i complessi carsici più importanti d’Europa. Le grotte turistiche più visitate d’Italia.
Ma Castellana non è solo Grotte. La singolare storia della Città affonda le sue origini prima dell’anno Mille. È datato 901 un primo documento rinvenuto nel Monastero di San Benedetto di Conversano, di cui vicus o locus Castellano era feudo. Ma la data più importante di questa cittadina, quella che ne segna la nascita è il dicembre del 1171, quando l’Abate Eustasio concesse ai due coloni otrantini Nicola e Costa la chiesa semidistrutta di Santo Magno e le terre circostanti per ripopolare l’agglomerato di case esistenti, molte delle quali erano andate distrutte nel corso delle contese tra Ruggero II di Sicilia ed i Normanni.
Il nucleo antico di Castellana si è sviluppato intorno alla sua Chiesa Matrice dedicata a Papa San Leone Magno, con la sua antica torre normanna, costruita intorno al 1200. Nel corso degli anni la chiesa ha subito ampliamenti e rimaneggiamenti, soprattutto nel periodo angioino Di tale epoca rimane, oggi, il rosone. Tante le opere decorative al suo interno: figurano sei grandi tele di scuola napoletana del ‘700 ed altre tele, tra le quali la luminosa Madonna coi SS. Vescovi Donato e Biagio del “nostro” Vincenzo Fato. Notevoli le sculture di fine Cinquecento di Aurelio Persio, artista lucano, che si trasferì nella nostra Città, fratello del più famoso scultore Altobello Persio, le cui opere si possono ammirare nella cattedrale di Matera.
La Città offre al visitatore un interessante patrimonio artistico e monumentale. Di particolare pregio è la chiesa di San Francesco d’Assisi, costruita nel 1651, presenta al suo interno una serie di arcate laterali che ospitano sette grandiosi altari barocchi, realizzati dalle infaticabili mani di Fra’ Luca Principino, di recente restaurati e riportati agli antichi splendori. Il frate ha reso la chiesa un autentico scrigno d’arte, scolpendo circa 300 statue di pregevolissima fattura.
Altro gioiello d’arte è la chiesa di Santa Maria del Suffragio, nota come chiesa del Purgatorio, edificata attorno al 1660 per ospitare l'omonima confraternita. L'interno, a pianta quadrata, presenta un magnifico altare ligneo del '700 decorato in oro zecchino. Essa può considerarsi una galleria personale del pittore Vincenzo Fato da Castellana, la cui formazione artistica lo colloca tra gli eredi dei grandi pittori della scuola Napoletana del ‘700. Di particolare interesse è anche il pulpito, ornato da pitture raffiguranti le opere spirituali utili a liberare le anime del Purgatorio.
Da non perdere è il Palazzo comunale, uno dei più belli del comprensorio. Sorse originariamente come convento dei Frati Francescani, ma dell’antico convento sopravvivono il chiosco di fine cinquecento ed alcune celle, attualmente adibite ad uffici pubblici. Il Palazzo, così come lo possiamo ammirare oggi, fu modificato agli inizi del ’900. Di pregio è la Sala delle Cerimonie la cui volta, decorata da Alfio Tomaselli, offre un patriottico scorcio di Italia risorgimentale.
Il Palazzo ospita una quadreria permanente di ottanta tele di Sergio Nicolò De Bellis. Nato nel 1898, l'artista si formò all'Accademia di Brera ed espose alle prime Biennali di Venezia. Due delle sue opere sono attualmente esposte alla Galleria d’Arte Moderna di Milano.
Passeggiando per le viuzze del centro storico, poi, tra case in pietra, vicoli e corti, è piacevole ammirare altri piccoli tesori d’arte.
Una menzione merita il rigoglioso panorama dell’agro di Castellana. L’aria mite che si respira, i sentieri e “tratturi” che disegnano percorsi nel paesaggio campestre, la ricchezza dei colori, fanno di Castellana Grotte un luogo in cui godere di un piacevolissimo soggiorno in tutte le stagioni, dalla dolce primavera con la sua florida campagna di mandorli e ciliegi in fiore, all’assolata estate con le sue verdeggianti distese di ulivi, all’autunno colorato dal rosso de lecci e fragni.
Un po' di storia
Castellana nasce nell'alto Medioevo grazie alla colonizzazione operata dal Monastero di San Benedetto di Conversano nel secolo X, precisamente nel 901. Ciò è testimoniato da una pergamena che si riferisce all'atto di vendita di Ermenefrido, figlio di Ermuzio, e sua moglie Trasisperga a favore di Ianniperto. Il documento parla di un Castellano Vetere e di un Castellano Novo. Nel 1098 il Conte Goffredo di Conversano, di origini normanne, dona a San Benedetto tutto il territorio e consente all'abate di radunarvi gente per popolarlo.
La sua fondazione ufficiale viene fatta risalire nel dicembre 1171, quando l'Abate Eustasio donò il feudo di Castellano con buone condizioni di vassallaggio a due otrantini, Nicola e Costa, nel tentativo di ripopolare l'agglomerato di case esistenti, molte delle quali andate distrutte nel corso delle contese tra Ruggero II di Sicilia e i dinasti normanni, per goderne nuovamente delle rendite.
Il borgo vicus ricostruito ben presto si costituisce in universitas ed, in questo periodo è collocata la presunta visita di Federico II di Svevia e della sua sosta di una notte sotto l'ormai inesistente Olmo di Porta Grande. Durante la dominazione sveva il monastero conversanese di San Benedetto viene abbandonato, e nel 1226 Papa Clemente IV concede il convento di Conversano a un gruppo di monache cistercensi fuggite dalla Morea, regione della Grecia centrale. A loro vengono assegnate tutte le proprietà dell'antica abbazia, compresa Castellana, e la giurisdizione ecclesiastica: ovvero la potestà ordinaria su clero e popolo di Castellana più il diritto di impugnare il pastorale e cingere la mitra.
Nei primi anni del quattrocento, Castellana cercò di liberarsi dalle dipendenze feudali della Contea di Conversano e dalla badessa del monastero benedettino di Conversano a cui versava le decime. Approfittando della lotta che imperversava la casata dei d'Angiò per il trono del Regno di Napoli, nel 1407 trecento giovani castellanesi, guidati dal valoroso Ottavio da Castellana, si schierarono dalla parte del Re Ladislao d'Angiò all'assedio di Taranto contro Maria d'Enghien, sorella della badessa e vedova del principe Raimondo Orsini Del Balzo. Ammirati per le loro prove di valore, i combattenti castellanesi passarono alle cronache come i Leoni di Fortezza. Ottenuta la vittoria con la resa di Maria d'Enghien, con a seguito il suo matrimonio risolutore col re Ladislao d'Angiò, Castellana ottenne il privilegio promesso.
Dopo la morte di Ladislao, nel 1426, la Regina Giovanna II di Napoli nomina duca di Bari il nobile abruzzese Giacomo Caldora, il quale ottenne, tra gli altri, anche il territorio di Castellana. I Caldora ebbero potere sino al 1440 quando Antonio, figlio di Giacomo e suo successore al titolo di duca di Bari, venne spodestato dal viceduca Mariano de Riguardatis da Norcia, che offrì l'intero ducato, assieme a Castellana, a Giovanni Antonio Orsini Del Balzo, principe di Taranto e figlio di Maria d'Enghien dal suo primo marito.
Nel 1456, Castellana e l'intera contea di Conversano (comprendente anche i centri di Casamassima, Castiglione, Noci e Turi) costituirono la dote di Caterina, figlia di Giovanni Antonio Orsini Del Balzo, andata in sposa al duca d'Atri Giulio Antonio Acquaviva. Gli Acquaviva, che detennero i diritti feudatari fino alla loro abolizione nel 1806, furono feudatari più umani verso il popolo, mettendo in condizione i coloni di divenire piccoli proprietari che trasformarono il territorio, coltivando uva e grano e traendone rilevanti benefici economici. (testo tratto da https://it.wikipedia.org/wiki/Castellana_Grotte)
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